I grandi registi riconosciuti universalmente come come Hitchcock, Scorsese, Spielberg, Brian De palma ecc. hanno scritto la storia del cinema e sono entrati nell’immaginario collettivo come geni assoluti della settima arte per la loro capacita di raccontare storie e catturare momenti. Ognuno di questi grandi artisti ha creato una propria identità riconoscibile anche grazie a un linguaggio visivo forte e originale e molto personale sfruttando in modo unico le tecniche di ripresa. Per esempio alcuni movimenti di macchina, alcune angolazioni di inquadratura usate nei film sono diventate caratteristiche e immediatamente riconoscibili. Le stesse tecniche che vengono usate nel cinema possono essere applicate anche nella realizzazione di un video. Di seguito alcune tecniche di ripresa diventate celebri nei film e che un giovane regista non può non conoscere.
Steadicam Shot
Lo steadycam shot è un movimnento di macchina molto fluido che viene ottenuto attraverso un supporto meccanico su cui viene montata la macchina, sostenuto dall’operatore grazie ad un sistema ammortizzante agganciato ad un “corpetto” indossabile, che permette di avere le mani libere per poter monitorare la macchina e muoversi, addirittura correre, senza provocare eccessive vibrazioni e oscillazion. É stato sperimentata da Stanley Kubrick, con “Shining” (1980), per generare grandi effetti visivi: i lunghi e fluidi movimenti nei saloni, nelle cucine e nei labirinti dell’Overlook Hotel.
Effetto Vertigo
L’obiettivo dell’effetto Vertigo è di regolare il campo visivo mentre la macchina da presa si avvicina o si allontana dal soggetto, in maniera tale che il soggetto rimanga della stessa dimensione .Deve il suo nome ad Alfred Hitchcock, che utilizzo per la prima volta questa tecnica di ripresa ne “La donna che visse due volte” (1959), per creare il senso di vertigine di James Steward, l’acrofobico protagonista. Uno zoom in avanti e una carrellata indietro o uno zoom all’indietro e una carrellata in avanti, come ne “Lo squalo” di Steven Spielberg.
Carrellata Circolare
La carrellata circolare è il movimento che realizza la camera quando ruota intorno al soggetto a 360°. Tra le preferite da Brian De Palma come nel ballo di fine anno di “Carrie – Lo sguardo di Satana”. E lo spettatore partecipa all’euforia dei protagonisti. Tecnica di ripresa tipicamente hitchcockiana, dunque amatissima anche dal suo discepolo De Palma.
Long Take
Si tratta di una lunga inquadratura, in prattica è come lasciare una telecamera fissa e senza mai staccare dove i personaggi entrano e escono di scena . E’ un long take la scena in cui vediamo i personaggi passeggiare lungo gli Champs Elyséees nel film “Fino all’ultimo respiro”(1960) di Jean-Luc Godard. Una carrellata senza interruzioni che prima li segue e poi li precede, nel tentativo di offrire allo spettatore un maggior senso di realtà.
Piano Sequenza
Il long take è una ripresa senza stacchi, anche piuttosto lunga, ma non va confusa con il piano sequenza. Da “Nodo alla gola” (1948) di Alfred Hitchcock al recente “Birdman” di Alejandro Iñárritu, passando per la sequenza iniziale de “L’infernale Quinlan” (1958) di Orson Welles, il piano sequenza è una sequenza senza stacchi. Insomma, gli orologi degli spettatori e quelli dei personaggi avanzano all’unisono.
Trunk Shot e Corpse View
Due tipiche inquadrature tarantiniane. Si tratta di due soggettive “impossibili”, sguardo di persone spesso morte o svenute. Il trunk shot non è altro che un’inquadratura dall’interno del bagagliaio di un’auto, solitamente dal basso verso l’alto. Personaggi e situazioni vengono riprese dall’interno di un cofano, dove spesso sono ostaggi in soggettiva a guardare la scena. Il corpse view è invece un’inquadratura che riprende la scena dalla prospettiva di un corpo a terra, come quando in “Kill Bill 2” (2004), Budd guarda la Sposa prima di seppellirla.
Zoomata
Tratto distintivo di un cinema volutamente esagerato come quello di Baz Luhrmann. Un’orgia di luci, colori e musiche e di zoomate che rapidissime si allontanano e si avvicinano. Inaspettate e d’impatto, lontane da un qualsiasi desiderio di realismo, velocissime anche sui primi piani. Come quelle presenti in “Moulin Rouge”, zoomate e stacchi per imprimere un ritmo convulso alla narrazione.
Long Tracking Shot
Le carrellate lunghissime sono uno dei tratti distintivi del cinema barocco di Paolo Sorrentino. Un cinema che rifiuta una poetica realistica, esibendo invece la presenza della macchina da presa in un gioco meta-linguistico. D’altronde, tra i suoi miti c’è Martin Scorsese, padre di un cinema che ha dato enorme importanza alla musica e all’utilizzo di carrellate lunghe, come quella del finale di “Fuori orario”. Meravigliosa e infinita carrellata sul protagonista, tornato in ufficio dopo una folle notte insonne.